PANEVIN
S
i tratta di una danza tradizionale ultramillenaria e pagana quale il rito del fuoco, che nelle fredde notti invernali sostituisce la luce e il calore giornaliero del sole, e quindi fuoco quale sinonimo di forza e sicurezza per vincere l’oscurità delle tenebre. Nella tradizione trevigiana il Panevin è ancora un rito pagano: all’inizio dall’anno nuovo (la notte del 5 Gennaio) con un falò di legna, dell’anno che è passato si pensava di bruciare tutti i brutti avvenimenti dell’anno vecchio, e dalle faville del fuoco si traevano gli auspici par l’anno nuovo:
1. «faville a matina (est), tol el saco e va a farina»: anno di carestia
(da nord-est provenivano tutte le invasioni dei popoli nemici).

2. «faville a sera (ovest) de poenta piena a caliera»: anno buono.
3. «faville a meodi (sud), poenta tre volte al di».
Il Gruppo Folcloristico Trevigiano con questa danza cerca di imitare il fuoco del falò nei suoi vari momenti: accensione, falò in fiamme, faville, utilizzando nel ballo, per l’imitazione, alcune torce.

BAL DE A OMBREA
Danza cha veniva eseguita a seguito della nascita di un bimbo, a significare la contentezza della famiglia e di tutto il vicinato per la presenza di una nuova vita, a celebrazione della fecondità, ma anche che la vita è percorsa da numerosi ostacoli che bisogna quotidianamente affrontare e superare per rimanere in corsa con la vita (rappresentata nel ballo da un ombrello che gira) a cui siamo aggrappati per un filo (rappresentato da un fazzoletto penzolante da essa) che bisogna tenere ben stretto.

MANFRINA
Danza che vuole cogliere ed imitare quel momento gioioso e fantastico in primavera in cui si assiste al ritrovo degli uccelli nelle nostre campagne, a rallegrare l’animo di ognuno di noi nell’intuire dal volo degli uccelli che ormai si profila la bella stagione. Ma pure vuole cogliere quel momento altrettanto fantastico in occasione della migrazione dei volatili verso i paesi più caldi. I ballerini cercano di imitare il volo degli uccelli, quel loro allinearsi in fila, testimoniando un saluto che non è certo un addio.

PEARIN
D
anza che veniva di solito eseguita la Domenica mattina dopo la Messa nel sagrato della chiesa. È denominata Pearin perché vivace è la musica e le stesse coreografie della danza, quasi ad indicare la spensieratezza e la felicità del giorno festivo.

MARIONETTA
È una breve satira che evidenzia e ridicolizza
il guastafeste ed il burlone di ogni compagnia di amici, avvolgendo tutta la scenetta di schietta ironia. Nessuna ragazza vuole ballare con il buffone, perché imprevedibile nelle sue azioni e ridicolaggini. Ma alla fine anche il buffone riesce come tutti gli altri e alla sua maniera a completare il suo ballo, a svolgere il suo simpatico ruolo di guastafeste e a conquistare la sua donna.

MADASSA
Danza che rievoca la frequenza e la banalità dei bisticci fra i fidanzati. Questa volta è preso a pretesto il fatto che lei vuole che lui l’aiuti a dipanare la matassa; lui accetta ma ne approfitta per legarla e trarla a sé; lei non accetta e si divincola allontanandosi. Dopo alcuni battibecchi e moine, ritorna la pace a sancire il legame di fidanzamento.

QUADRIGLIA
T
raendo ispirazione dal modello della quadriglia sette/ottocentesca, eseguita nei fastosi saloni delle ville venete, i nostri contadini trevigiani stilizzarono un loro modello di quadriglia, di gusto schietto e raffinato, che eseguivano nell’aia (in particolare nel ‘sedese’ dove si batteva il frumento).

BIGOI
La dominazione Austro-Ungarica, presente nel trevigiano per molti decenni, ha lasciato il suo segno anche nelle tradizioni musicali e folcloristiche della nostra terra. Lo testimonia questa danza attraverso la sua musicalità e cadenza ritmica ed, in parte, anche nelle forme coreografiche.

TARATANTEA
Danza che trae ispirazione dalla tarantella del meridione d’Italia secondo influenze poco conosciute. Unica testimonianza, oltre all’esecuzione originale della danza cosi come un tempo veniva eseguita, è data da un documento storico nel quale sta scritto che ‘… il Conte Tita Rinaldi (trevigiano) non disdegnasse di ballare con una prosperosa campagnola la Taratantea’.

MAZURKA CONTADINA
Danza circolare ballata da coppie di contadini in occasione delle raccolte dei prodotti agricoli, a ringraziamento del raccolto e della bontà della terra. La danza riflette il carattere e l’allegria del popolo agricolo trevisano.

BAL DE A PRIMAVERA
E’ una danza che inizia con la rievocazione religiosa che in tutto il territorio trevisano veniva eseguita in primavera per i campi e per le vie del paese per scacciare il male e far sì che il raccolto fosse propizio fin dalla semina e divenisse rigoglioso.
Nel ballo vengono usati strumenti rudimentali che venivano fatti risuonare durante il rito, dal caratteristico suono gracchiante: le ‘Racoe’ e ‘Rebeghe’. Entra in scena anche uno spirito bonario della foresta dall’aspetto spaventoso, ‘l’Omo Selvadego’ creatura dell’immaginario popolare, che nel passato salvaguardava la natura e le campagne dall’abuso umano.

DE SABO DE SERA
È la scenetta di vita campagnola, tramutata in ballo, in cui ricorrono vicissitudini e spensieratezze di una serata festosa. Il ballo viene eseguito portando ai piedi gli zoccoli (gaeosse de corno) caratteristici dei contadini trevigiani.

Scroll to top